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rdo
il Lun 17 Nov, 2008 22:19 CET
Un vecchio adagio dice che un classico e' qualcosa che tutti vorrebbero aver letto e che nessuno vuole leggere. E' con questo spirito, devo ammetterlo, che ho cominciato il
De Bello Gallico, opera che conoscevo di sfuggita per essermene sorbito piu' di un passo come esercizio di traduzione, alle scuole superiori. A distanza di tanti secoli, risento in Giulio Cesare l'uomo pragmatico
e moderno, l'essenza dell'antico romano, capace di erigere ponti e di costruire navi. Nella sua prosa asciutta e per nulla compiaciuta vedo, piu' del soldato, il politico attento, prima ancora che a conquistare, a capire ed a conoscere cio' che si ritrova intorno.
Saro' diventato matto? Perche' non mi diverto con una bella
pera di adrenalina lanciandomi da un dirupo con un paracadute? Forse perche' questa, si', e' davvero un'esperienza che ti cambia la vita: godersi un pezzo di storia narrata da chi l'ha vissuta in prima persona. Forse lo strano consiste nel fatto che tutto questo e' alla portata di tutti, forse e' solo per questa ragione che non
fa figo. E' una strana sensazione, pero', intuire che nel passato c'e' stato sicuramente chi ha voluto e non ha potuto, per limiti della propria epoca, abbandonarsi ad un piacere per noi oggi tanto semplice ed accessibile.
Quel che forse rende davvero tristi e' che domani qualcuno si inventera' qualche nuova moda e bastera' quello perche' chi per caso aveva nella testa quella mezza idea o quella mezza voglia si perda anche quella, nel fracasso generale, per inseguire la novita'. Peccato davvero, poteva essere un'occasione.